Giangurgolo in commedia
ovvero le avventure di un comico dell'arte


di Nello Costabile e Anna Ponte



E' dal '600 che la maschera calabrese di Giangurgolo non viene più rappresentata, benché‚ in questi ultimi anni sia stata riscoperta come la più importante nella Commedia dell'Arte meridionale. La sua riscoperta è stata compiuta sulla base di tre anni di ricerca, compiuta da alcuni operatori della Cooperativa, su materiali inediti ed è stata ricostruita con l'aiuto di tutti i canovacci che è stato possibile portare alla luce.
Lo spettacolo, attraverso una ricostruzione storica e filologica della maschera di Giangurgolo, utilizza una scrittura drammatica che procede per citazioni: dai rapporti fra la Commedia dell'Arte e il Teatro da fiera con la drammaturgia di Moliere; dalla clownerie al teatro di varietà, dai cartoni animati alla ricerca di Mejerchold. Mettendo in evidenza l'arte dell'attore e le sue possibilità di lavoro con la "maschera", si è proceduto ad una stilizzazione dei personaggi fosse contemporaneamente una "presentazione" delle varie maschere, ma anche una riflessione critica su di esse.
La linea di ricerca e del montaggio scenico, si sviluppa rendendo scoperto il "gioco teatrale", affermando il principio della "convenzione teatrale" come "convenzione cosciente".
Regia Nello Costabile

Personaggi e Interpreti
1978

Giangurgolo
Coviello
Don Pasquale
Isabella
Leandro
Franceschina
Pierrot

Massimo Costabile
Nello Costabile (Antonello Antonante)
Gianfranco Leo
Annick Bulchaen
Francesco Gigliotti
Annamaria De Caro
Stefano Mazzitelli

Scene Luigi Magli
Costumi Dora Ricca
Foto di scena Giovanni Trezza
Produzione

Cooperativa Centro R.A.T. -1978

Personaggi e Interpreti
1991
Giangurgolo
Coviello
Don Pasquale
Isabella
Leandro
Franceschina

Massimo Costabile
Antonello Antonante
Mario Artese
Sandra Dalia

Max Mazzotta
Antonella Carbone

1991

Galleria Foto

1978

1991

 

Estratti dalla Rassegna Stampa

Cliccare sul TITOLO per visualizzare le recensioni originali

La Gazzetta del Mezzogiorno
GIANGURGOLO MASCHERA CALABRESE ALL'ABELIANO

"...La ricostruzione stilistica ed acrobatica del canovaccio è eccellente e ci consente di rivivere, dall'interno, l'artificio comico dei Comici dell'Arte. C'è la tecnica dello straneamento, il discorso del teatro nel teatro (non è una novità, ma qui approda ad un inversione dei ruoli che offre più di uno spunto colto o anche solo di curiosità sul doppio della maschera e la sua misteriosa finzionalità), c'è, modernissimo, il rallenti, stimolante anche se lascia il pubblico sorpreso. Insomma una prova ottima, interessante, divertente e simpatica. Gli attori sono uno più bravo dell'altro con un Giangurgolo (Massimo Costabile) che fa i salti mortali alla Pulcinella..."
(Egidio Pani)


Il Messaggero di Roma (06/05/1979)

"...Colpisce anzitutto la puntigliosa concertazione di materiali eterogenei trattati secondo i criteri dello straneamento come metodo di fondo che dall'astrazione risalga alla pregnanza del fare teatro...Citazioni maccheroniche del signor di Pourceaugnac di Moliere, squarci finemente surreali (bella la scena del Pierrot sull'altalena), elementi fiabeschi e clownerie trovano fra di loro coesione grazie anche agli interpreti che si impegnano con grande generosità e valore: i nodi teorici e il lavoro di stilizzazione formale sono ragguardevoli, così come abile è l'incrociato gioco delle luci e l'uso del colore..." (U.S.)

Vita (08/05/1979)
UNO SPACCONE PER BENE
"...Giangurgolo è un capitano bugiardo e sognatore di ascendenza spagnola. E' il simbolo della presunzione e della "spacconeria" borghese. Il suo servo, Coviello, è invece la proiezione popolare del padrone, che però dispone anche di una schiettezza umana che lo rende istintivamente più simpatico. Su questo livello caratteriale è costruito il discorso della contemporaneità, del confronto col mondo teatrale moderno, Giangurgolo e Coviello si scambiano le parti, ma si scoprono comunque legati al personaggio originario. La messinscena curata da Nello Costabile si presenta scorrevole e interessante, oltre che ricca di spunti molto divertenti..." (Nicola Fano)
L'Unità ( 26/11/1978)
CAPITAN GIANGURGOLO IN SCENA
"...E' nel montaggio dello spettacolo, fra lazzi ed artifici comici, che si indovinano i segni di nuovi e diversi linguaggi,dove i richiami alla Commedia francese settecentesca si fondono alla "clownerie" e ai richiami ai cartoni animati, passando attraverso le poesie di Majakovski.Il tutto, però, nel gioco, senza uscire dai binari della commedia,ma forzandone i caratteri.Sarà così l'attore che porterà la scena nella quale dovrà recitare esagerando al massimo l'artificio, mentre la maschera, elemento caratteristico della commedia, è solo abbozzata, perde ogni funzione originaria...
fra la convenzionalità forzata ed il reale,attraverso il rapporto dialettico della poesia..." (Pier Francesco Bruno)
La Nazione (20/02/1980)
UNA MASCHERA DELLA CALABRIA
"...Lo spettacolo ha fornito un'immagine plausibile di questo personaggio barocco, copia conforme di certi signorotti calabresi, sbruffoni, preoccupati di imitare goffamente i gentiluomini spagnoli. Giangurgolo era attorniato da altri personaggi classici dei canovacci: Rosaura e Leandro, gli innamorati contrastati, Don Pasquale, versione partenopea di Pantalone, la servetta Franceschina, e, l'accattivante Coviello, servitore saggio e strafottente in panni di clown. Tutti insieme hanno riproposto un modello della commedia dell'arte con precisione e lodevole impegno interpretativo (curata in special modo la gestualità)...
comicamente spontaneo da vera commedia dell'arte..." (P.L.)

Il Dramma (Giugno 1979)
GINGURGOLO IN COMMEDIA
"...Dagli archivi sono stati tirati fuori molti documenti e, con un paziente lavoro, il gruppo calabrese ha ricostruito temi e vicende fino a realizzare questo gradevole spettacolo. Giangurgolo è l'emblema del fanfarone, sempre disposto a indicare gesta eroiche che non compirà mai. Le sue avventure sono appoggiate dal fedele servo Coviello che, con il suo acume, toglie il padrone da molti impicci. Per raggiungere il lieto fine i due dovranno sopportare diverse prove, disposti alle più stravaganti avventure, con colpi di scena e gustosi momenti comici. Il gruppo calabrese ha portato in scena le avventure di questa maschera con molta passione e con notevole rigore. Si deve riconoscere il buon affiatamento che gioca in termini molto positivi alla resa dello spettacolo..."

Sipario ( Febbraio 1979)
E IL SUD SI MUOVE
"...L'originalità del lavoro non consiste certamente nel recupero di una maschera autenticamente calabrese, Giangurgolo, quanto nell'averne fatto il tramite per uno studio sul linguaggio teatrale non privo peraltro di reminiscenze brechtiane. Il testo si ispira direttamente ai canovacci d'epoca, ma, all'interno, è pieno di contaminazioni varie: dalla Commedia dell'Arte, al teatro da Fiera, alla drammaturgia di Moliere alle clownerie del teatro di varietà,fino ad arrivare ai cartoni animati..." (Antonello Grassi)

Paese Sera (09/05/1979)
LE STRAVAGANZE DI UN CAPITANO
"...L'inizio è mogio. Poi la commedia si scioglie e ha momenti di grande efficacia,di una teatralità corposa,grazie soprattutto a quello straordinario attore che interpreta Giangurgolo. Dovreste vederlo,offre una prova eccellente ed è effettivamente il perno dello spettacolo..."
(Andrea Ciullo)