L'ARTE DELLA DISSIMULAZIONE ONESTA.
Costruzione di una messa in scena su Tommaso Campanella

Dalla tesi di laurea di Susanne Volpentesta,
relatore Prof. Fabrizio Deriu.
Corso di laurea in DAMS. Anno Accademico 1997/98
Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli Studi della Calabria.

 


…Attraverso la metodologia della ricerca "sul campo" è stato possibile osservare da vicino il processo lavorativo che ha caratterizzato lo spettacolo su Tommaso Campanella realizzato dal Centro R.A.T. con la regia di Massimo Costabile.
Osservandone le prove ci si è reso conto in prima persona come nasce un lavoro teatrale, come si sviluppa e come si presenta al pubblico. In particolar modo è emerso il lavoro del regista, degli attori e dell'autore del testo, se non quello degli altri collaboratori
.

Il regista
…Nell'analisi di questo lavoro maggiore attenzione va rivolta alla figura centrale dello spettacolo - il regista - e al suo rapporto con gli attori e con l'autore del testo. Massimo Costabile è un regista molto preciso e a volte forse anche puntiglioso, ma non pretende l'impossibile, deve verificare ogni cosa e solo alla fine sceglie la soluzione migliore. Un elemento per cui lavora tantissimo è il ritmo nella recitazione. Molte volte per non far sì che si cali di tono, tiene il tempo all'attore che sta provando. Si comporta proprio come un direttore d'orchestra, schioccando le dita o battendo la mano sul palcoscenico. Vuole che il testo diventi musicale. E nelle scene di forte impatto emotivo, come nella scena della tortura, ritiene necessario che non si vada fuori tempo nemmeno di un secondo, perché una scena fondamentale come quella non può cadere nella banalità. E tutte queste attenzioni fanno sì che lo spettacolo si realizzi per come davvero merita. Sono tante le soluzioni sceniche provate e poi tolte completamente dallo spettacolo; tuttavia il regista dedica a ciascuna prova tutto il suo tempo, chinandosi, quando è necessario, vicino agli attori per far loro ripetere la parte un'infinità di volte. Il regista è molto paziente, fa capire loro le cose parlando con calma e a bassa voce. I primi giorni si lavora molto per le scene degli inquisitori. Il regista ha tante idee, ha soluzioni fantasiose per poter legare Campanella, ne prova tante e con la delicatezza persegue i suoi fini. Senza creare problemi all'attore, riesce a realizzare ciò che da sempre aveva in mente. Quando però qualcosa si è già stabilita non ama vedere che gli attori facciano dei cambiamenti. Resta nella mia mente il regista che sale sulla scena al posto del protagonista e gli fa vedere come deve muoversi, come deve scivolare fino a terra tenendosi aggrappato alle sbarre. Ciò che ha in mente riesce anche a realizzarlo concretamente e spende le sue energie per far capire agli attori. Insiste più volte affinché gli attori nel recitare svolgano determinati percorsi e movimenti. Non si stanca mai e riprova le scene tantissime volte. Dunque il regista s'impegna di persona a mostrare all'attore la parte o la recita insieme all'attore. Non ama che si reciti con toni altissimi; spesso è lui stesso che recita la parte per l'attore, per fargli sentire come deve venir fuori la battuta. Si sofferma molto sul significato di alcune di esse: ad esempio ce ne sono alcune in cui è importante manifestare l'orgoglio, pertanto vuole che si recitino con una certa intensità emotiva. Per la scena della tortura sottolinea più volte il fatto che gli inquisitori debbano scandire le ore come il rintocco delle campane. Sempre in questa scena riesce a far capire al protagonista come deve rendere il dolore: più volte gli fa ripetere le stesse parole con la voce che da alta, sfuma fino al silenzio. Mentre si prova, il regista è molto discreto, non fa brusche interruzioni, ma le correzioni le riserva per la fine, o addirittura sale silenziosamente sul palcoscenico e suggerisce alle orecchie dell'attore ciò che desidera dirgli, ma senza disturbare. Fatica molto per far capire al protagonista la scena dell'incontro con la suora. Ci tiene molto affinché da tale scena emerge la passione e pertanto il recitare deve essere incalzante ma non frettoloso. Per quanto riguarda invece la scena del vecchio pazzo, il regista sembra non avere problemi di recitazione. Quando non è soddisfatto si corregge da sé e riprova, è molto spontaneo ed espressivo e non ha problemi con la gestualità. Il regista dice che preferisce provare le scene in maniera disordinata e dopo un po' di tempo le prova in modo continuato facendo appunto il montaggio. Solo in questa fase si rende conto se il tutto funziona. Non ama le esteriorità; vuole l'essenza dei personaggi e non i contorni. Predilige le immagini crude, totali e non scende nelle minuzie. Il drammaturgo dice del regista che è l'uomo dell'equilibrio…


Il testo
… Il testo presenta otto scene, tutte inserite in un unico atto. Il montaggio fra le scene è realizzato molto semplicemente con il gioco delle luci, con la musica e l'aiuto di alcuni siparietti, pertanto esse si svolgono una di seguito all'altra senza interruzioni. Per quanto riguarda il linguaggio del testo, possiamo notare come esso ne presenti più di uno. La lingua usata non è quella arcaica del Seicento, ma l'italiano attuale. Non solo però; infatti quasi per non staccare troppo il testo dal suo contesto storico, non mancano delle citazioni in latino per lo più messe in bocche ai potenti o al protagonista stesso, uomo di cultura che cita i suoi scritti. Infine c'è anche l'uso del dialetto: il napoletano per il popolo e il calabrese per il protagonista che ricorda le sue origini e recita alcune delle sue poesie….

Gli attori
… Il cast degli attori è molto vario: provengono da scuole diverse. Il protagonista in particolar modo è un attore molto puntiglioso. Si sottopongono a ciò che dice il regista, adattando le loro tecniche di recitazione al testo. Il rapporto tra attori e regista non è dittatoriale. Gli attori stessi possono fare delle proposte al regista, il quale è sempre disposto a provare più soluzioni. Nella scena del pescatore il regista vuole che ci sia spontaneità specie in alcuni gesti. Per gli inquisitori vuole una recitazione fredda e distaccata. Si cura molto la differenza fra Campanella giovane che ha un modo di recitare forte e incalzante e Campanella ormai vicino alla morte che deve recitare più lentamente…

 
La scenografia
…L'imponente grata è costruita con aste di legno, poi rivestite di stoffa. Le grate sono sghembe rappresentano il vecchio o meglio mostrano il segno del tempo e la forzatura che su di esse hanno operato i prigionieri negli anni. Le pareti appaiono sporche e addirittura fanno immaginare che Tommaso vi scriva sopra dei pensieri, questo effetto è creato da alcuni manifesti incollati su fogli laminati e poi verniciati. Per la penultima scena, quella in cui Tommaso muore, abbiamo uno scrittoio colmo di libri, ma fasciato di bianco e una modesta sedia anch'essa bianca. L'idea è quella d'incatenare il tempo che scorre. Le sedie degli inquisitori presentano l'originario colore nero, ma ritoccato con colore dorato e, tutto il pannello su cui poggiano è rivestito e ridipinto con colori che evidenziano l'importanza dei personaggi che le occupano

 





La musica

…La prima musica è realizzata con organo e voci straordinarie, tipico da cattedrale, sottolinea il contesto in cui si svolge lo spettacolo; è quasi una presentazione del potere ecclesiastico contro un frate ribelle. Altre musiche sono state realizzate invece con tamburi, quella usata per la scena della tortura e per la scena del popolo. Nel primo caso sottolinea la crudezza della scena e del terrore, nel secondo caso invece sottolinea la presenza e la rumorosità del popolo in rivolta…

I costumi
…I costumi hanno tutti la stessa caratteristica: lunghi e neri con qualche tocco di bianco. Questo almeno per i costumi principali: Un saio bianco con un mantello nero e un vecchio saio di sacco tenuto alla cintola con un pezzo di corda per il protagonista, due vestiti lunghi e rigorosamente neri con colletti bianchi e alti per gli inquisitori, un abito monacale per suor Eleonora…