"...Più
che raccontare la storia di una donna, lo spettacolo opera un'intensa
introspezione umana ed emotiva sulla figura di una donna disperata,
sola, vittima "simbolica" e non casuale di tutte le guerre.
Alla pura narrazione il testo preferisce il racconto mediato dal sogno,
che inevitabilmente diventa incubo.La memoria annebbiata da orribili
visioni rincorre la realtà,distorcendone la percezione e portando
alla follia. Il tono, volutamente uniforme e ossessivo, trasmette efficacemente
quel senso di angoscia che solo l'oppressione e la violenza riescono
a provocare. Ciò che emerge è anche lo spaventoso smarrimento
del sè e il difficile adattamento all'identità ereditata
dall'esperienza di guerra...) (Fabio Grandinetti)
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"...I
cinquanta minuti di rappresentazione manifestano un urlo, quella di una
donna tra le macerie, come tante, nel medio oriente, in Africa, nei territori
depredati dall'identità. Un urlo di dolore, di denuncia, di morte.
Una voce corale, triste bandiera popolare.Tra gli spettri di una città
cancellata e quelli interiori che riaffiorano materializzati nella solitudine.
Di trovarsi di fronte il nulla, i resti di edifici disossati, polvere
come fosse neve che copre la strada, il sangue sui muri, scarpe di bambini
tra la cenere, bambole mozze. Tutto questo raffigurato scenograficamente
sul palco. Grembo gravido di materia sensibile....
....Il resto consegnato alla potenza espressiva del viscerale incarnato
dalla Carbone , a suo agio nel drammatico, immedesimata quasi fosse una
sua urgenza di dare voce a lacerazioni interiori...." (Emilio
Nigro)
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"Una
donna sola, un monologo intenso che ripropone un tema drammaticamente
attuale: la guerra, sinonimo di morte e distruzione, violenza e oppressione....
... Disperata è la donna che si aggira tra
le macerie, l'attrice Antonella Carbone, urlando al mondo la sua rabbia
e il suo dolore, alla ricerca di frammenti di vita e di memoria....
Diretto da Massimo Costabile che ne ha curato anche l'adattamento teatrale,
Jenin mette in scena incubi e paure del genere umano, in un vortice spietato
che annulla pietà e comprensione, fratellanza e progresso.
Uno spettacolo che esordì nel 2004, la cui modernità è
legata ai fatti di cronaca che, purtroppo, continuano a sottoporci scene
di quotidiana disperazione. (Franca
Ferrami)
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Vivere
la morte: è il paradosso della guerra. Chi tra le macerie di una
città distrutta esala ancora respiri e ridesta le proprie membra
è Jenin, la donna che cenno dopo cenno scopre non esservi più
neppure un brandello della sua esistenza. La morte violenta rinserra nei
suoi testimoni finanche il grido di dolore: lo incastra nei più
remoti anfratti del corpo, lo strozza quel dolore quando vorrebbe urlare.
In una macchina scenica impeccabile Antonella Carbone ha detto al pubblico
del Teatro dell'Acquario cos'è la guerra e il suo dolore.Massimo
Costabile progettista e regista ha verosimilmente voluto ricordare al
pubblico l'esistenza di un'ipotesi di morte... Uno spettacolo tecnicamente
perfetto ha fatto da corollario ad un testo non esclusivo, tuttavia magistralmente
tessuto e poi recitato con enorme efficacia evocativa: da brani dalle
opere di Euripide, Ghada Samman e Tahar Ben Jelloun. (Luigi
Guido)
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Lo
spettacolo cerca di trasmettere il materico
delle impressioni sulle esperienze di guerra. Dal postconflitto, quando
non restano che macerie, fuori, per ciò che resta della città,
e dentro, con lo spirito fatto a brandelli. Un'esposizione del dolore,
dell'incubo, della lacerazione. Ma non un piagnisteo, pittosto un'espiazione.
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"Jenin.
Incubi di guerra" progettato e diretto da Massimo Costabile è
un profondo urlo di costrizione, che si erge dalle macerie storiche d'ogni
sopraffazione, abuso, oppressione, cui è sottoposta l'umanità
donna. Antonella Carbone è protagonista di un intenso monologo
che rende bene la dimensione dell'incubo di una tragedia assolutamente
contemporanea ma dalla presenza antica e continuata. La guerra raccontata
nelle parole di una lunga suite di uno spasimo che non ha più la
forza di cercare ragione e che diventa orrore, anzi l'Orrore...
...dalla Madre terra ad Ecuba alla donna del XXI secolo, nella guerra
si consuma il tempo confiscato alla vita all'età d'ogni donna deprivata
degli affetti, di sapere di fantasie e di sessualità. (Marcello
Gallo)
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Il
sapiente riadattamento del regista Massimo Costabile di tre testi sull'argomento,
vede sul palco una Antonella Carbone in splendida forma. Capace di trasmettere
emozioni e sentimenti, quasi come se in mezzo ai bombardamenti di Beirut
e agli spari dei cecchini ci fossimo anche noi...Jenin ci racconta attraverso
la sua condizione di donna, l'universalità della condizione umana
nonostante ci sia qualcuno che cerca di cancellare le nostre parole, il
nostro pensare non potrà essere sottomesso alle logiche dominanti.
Non ci sono latitudini e razze, solo un dolore perfetto e universale.
La guerra e la desolazione che porta dentro fa diventare Jenin icona di
un teatro che si lega saldamente alla realtà raccontandone gli
incubi ricorrenti, Jenin scéglie di rimanere chiusa in gabbia e
di morire di dolore rinchiusa, perché il suo volo è stato
interrotto dagli spari, come quello degli uccellini che aveva in una voliera.
Jenin è senza età quando sogna di "orecchie sparse
per le strade e di occhi cavati che galleggiano nelle tazzine di caffè".
E al grido di aiuto di Jenin la terra rimane muta, imbevuta di troppo
sangue innocente. Nessuno potrà colmare il solco dei nostri cuori.
(Barbara Costabile)
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Una
manata di vernice rosso sangue spalmata ad inizio spettacolo su una
specie di "muro del pianto universale" che incombe su tutto:
fa ombra sull'esistenza della protagonista (Antonella Carbone), che
"sanguina dal di dentro" tra campi coltivati a fucili"
e racconti di disgrazie e miserie introdotte da bladerunneriani "ho
visto"...
...L'efficace installazione di Salvatore Anelli, tripartita, ricorda
non a caso un campanile o comunque un edificio sacro: accanto, una fonte
battesimale e un sedile d'auto che sa di altare sacrificale. E' lo scenario
di "Jenin. Incubi di guerra", lo spettacolo del Centro R.A.T.
con regia di Massimo Costabile...
... I video di Giuseppe S. Grosso Ciponte e Giulia Secreti hanno il
merito di rendere più incalzante l'incubo solitario della donna.
Un'angoscia che diverrà, nell'ora di spettacolo, degradazione
e degenerazione in follia.
(EugenioFuria)
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L'INCUBO
della guerra. Ricorrente, nelle cronache cartacee e visive, come nelle
vite di milioni di persone. Uomini e donne straziati da sogni fatti
di paure. Lo spettacolo mescola tre lavori molto diversi eppure vicini
per temi e sensazioni. Si parte da "Troiane" di Euripide
in cui il dolore per la sconfitta dei troiani si unisce al senso della
fine della città di Troia e di ciò che essa rappresenta
a "Incubi da Beirut", in cui Ghada Samman, scrittrice siriana
racconta i suoi giorni intrappolata in una casa di un quartiere di
Beirut accerchiato da cecchini opposti tra loro, fino a "Jenin,
un campo palestinese del marocchino Tahar Ben Jelloun, in cui una
donna nel campo profughi vaga disperata fra i resti impolverati, cercando
qualcosa che sia sopravvissuto al conflitto. Pur nella varietà
di stili e filoni letterari, il filo conduttore è uno solo:
la guerra. Un'esperienza, un incubo da cui spesso ci si risveglia
morti.
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In
scena all’Acquario un monologo sulla guerra
La guerra porta con sé dolore, rabbia, paura. Una donna, sola,
disperata, si aggira fra le macerie tentando di ritrovare qualcosa della
sua vita e della sua città: Questo il drammatico tema di "Jenin.
Incubi di guerra"... La drammaticità della guerra, oggi raccontata
dalle immagini televisive alle quali ci siamo paradossalmente abituati,
ieri narrata attraverso i racconti dei sopravvissuti e il dolore di chi
è rimasto, è quindi il filo conduttore di questo monologo
che si sviluppa in crescendo dando corpo agli incubi di Jenin. (Franca
Ferrami)
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Dalla
metà del mese di novembre è in corso il progetto La scuola
e il teatro per la pace contro ogni tipo di violenza, organizzato dalla
Compagnia La Linea Sottile Centro Rat di Cosenza e il gruppo 217 Cosenza
di Amnesty International. Il progetto nasce dalla volontà di
sensibilizzare gli studenti verso tematiche tristemente attuali ma che
spesso ricevono attenzione solo quando riferite a situazioni a noi più
vicine. La guerra, la violenza, le lotte per il riconoscimento dei diritti
umani sono argomenti che entrano solo marginalmente nella nostra quotidianità.
Il punto di partenza del progetto è lo spettacolo "Jenin.Incubi
di guerra" del regista Massimo Costabile…. Gli studenti non
saranno solo spettatori di un evento teatrale, ma potranno partecipare
con propri elaborati alle successive fasi del progetto in cui gli elaborati
scritti selezionati saranno pubblicati e distribuiti nelle scuole della
provincia e saranno rappresentati in forma di recital nelle scuole partecipanti,
con gli elaborati pittorici sarà allestita una mostra nel Centro
Internazionale Formazione delle Arti di Cosenza.
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Elaborati
dagli alunni anche poesie e dipinti sulla guerra
Una manifestazione contro le violenze individuali e collettive; contro
le sopraffazioni e le ingiustizie; contro le prepotenze. Contro ogni violenza
e, soprattutto, contro la guerra. E' questo il senso di una manifestazione
che si è tenuta giovedì scorso presso l'Ipsia di Fuscaldo,
dove l'attrice Antonella Carbone, della Compagnia "La linea sottile",
ha recitato le poesie elaborate nel corso del progetto "La scuola
e il teatro per la pace contro ogni tipo di violenza". Un progetto
iniziato alla fine del 2004 con lo spettacolo teatrale "Jenin. Incubi
di guerra", del Centro Rat Teatro dell'Acquario di Cosenza, e proseguito
con la produzione da parte degli alunni di elaborati, brevi racconti,
poesie e dipinti ispirati al tema della guerra e, in particolare, alla
donna, ai sentimenti e all'immaginario femminile colpiti da eventi tragici.
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