La scuola e il teatro contro ogni violenza
Edizione 2004/2005

Poesie/Racconti/Dipinti
Studenti Istituti Superiori
Provincia di Cosenza

 

 

 

 

ATROCE SCENARIO DI GUERRA

Il Sole volge ormai pallido al mezzogiorno.
Affranto e straziato chiede alle nuvole
di celare la visione di quegli
orrendi campi di guerra…
E' così che le giornate Irachene
appaiono grigie e vuote...
Solo ogni tanto, per qualche istante,
il Sole fa capolino
nella speranza che qualcosa sia cambiato,
ma, sconvolto, scappa dietro nubi più pesanti.
I suoi raggi non avrebbero più alcuna funzione
su corpi rigidi, distesi sull'asfalto...
Il suo tepore non avrebbe più senso
nel riscaldare i blocchi di pietra nel petto dei combattenti
affinché depongano le armi.
Anche la Luna, pallida messaggera della notte,
sembra sia terrorizzata
dal sorgere e dall'illuminare,
insieme alle sue serve stelle,
l'atroce scenario di guerra.
Il suo volto latteo si leva in cielo
inorridito dallo specchiarsi
in pozze di sangue.
Nel blu profondo della notte
anche le stelle più grandi
stentano a brillare,
temendo che quel loro luccichio
possa violare in qualche modo
l'atmosfera scura e tetra di morte
e di silenzioso rispetto
di corpi indolenti sull'asfalto.

Rossana Spadafora
Liceo Scientifico Rogliano

 

 

 

 

DONNA!

Combatti ancora la tua guerra
Pronta ad affilare gli artigli, se necessario,
ad affrontare il nemico, senza vergogna?
Gli eventi che vivi
sono quelli che non avresti mai sognato,
i tempi che trascorri
sono solo di paura e dì miseria
e tu, stretta a tuo figlio,
raccogli ancora
la speranza dì un' illimitata gioia.
Che non si dica di te che non sei Donna.
Ti leghi con serrati lacci al tuo uomo,
il tuo destino a lui,
ma la morte te lo porterà via
e su di lui solo aria e polvere.
Senti così il suo respiro lontano vibrare
nel ricordo di un attimo ormai consumato:
un'altra guerra e tutta da combattere...,
le tue mani sono pronte a diventare armi.
Dimmi Donna,
per quanto ancora sopporterai l'odore del sangue,
le grida assordanti e i colpi nemici ? ...
Fino ad un' altra guerra.
Il tuo capo però non si volgerà verso il basso,
anche se i tuoi occhi finiranno
le lacrime da piangere
Perché battersi è come vincere anzi dì più
e sei Donna, da Donna.


Eleonora Greco
Liceo Classico "S.Nilo" Rossano

 

 

 

 

BEIRUT '80
Avevo altri progetti per il mio futuro.
Solo ieri m 'immaginavo un uomo ben vestito,
valigetta in mano, un'andatura sicura...
Sarei voluto diventare un buon dottore!
Tutti i sacrifici dei miei genitori,
fatti per rendere i miei sogni una realtà,
sono svaniti
nel rumore assordante di questa esplosione.
Nelle urla di questi feriti sparsi qui, accanto a me.
Mi sento quasi fortunato ad essere ancora vivo. ..
Quasi fortunato, sì.
Oggi, su questa strada dove solo pochi giorni fa,
lì, proprio su quella panchina
dove ora vi è quella macchia di sangue. ..
dove sicuramente si è troncata una innocente vita,
diedi quel bacio a lei.
Il mio pensiero torna a lei.
Bella, intelligente, ambiziosa.
Ma a cosa servono i sogni
se non si possono realizzare?
La vidi l'ultima volta
mentre la trascinavano via con forza ...
Lei, così pura! In mano a quegli animali! No!
Diventerò pazzo se continuo a pensarci.
Mentre cammino per questa strada, la mia strada,
ricordo le tante feste in piazza.

I mille colori delle vetrine, le luci accese delle case,
i sorrisi cordiali della gente.
Da lontano vedo un bambino per terra,
mi avvicino e raccolgo un giocattolo che giace li,
e mentre glielo porgo mi accorgo che è ferito.
Anche il suo sorriso illuminava le strade di questa città.
Ed ora i suoi occhi sono tristi, bagnati di lacrime.
Piange per una gamba colpita da una scheggia.
Il bimbo si muove
e mi guarda diritto negli occhi
quasi cercasse una mano,
tutti questi fiori sparsi sull'asfalto,
come si trovano qui?
Sembrano anch' essi feriti.
Tutto è vuoto,
anche le cose soffrono qui a Beirut,
quasi volessero partecipare
alla immane tragedia che ha colpito questa città.
Si guarda intorno, questa strada è senz'anima.
E' quasi notte, dobbiamo trovare un riparo,
un posto sicuro per questa notte.

Maria Teresa Aceto
Liceo Scientifico Spezzano Albanese

 

 

AMARO AMORE DELLA GUERRA

Voglio trovare l'amore,
lo voglio a tutti i costi.
Cercherò tra le macerie un respiro vegetale,
un battito umano.
Se nella guerra governa il disumano
io negherò l'uomo.
La violenza dei suoni è svanita
ora il silenzio urla la sua presenza.
Polveri di luci hanno coperto il sole
e la notte ora consola il cielo che piange.
Non cerco risposte,ma l' amore,
anche dove non c'è: lo troverò nella guerra.
Tutte le mie membra prosciugate della loro dignità,
tutti i miei tessuti violati dalla guerra,dal disumano,
celano un segreto amaro.
Amaro, come l'amore...
Custodirò questo amaro segreto nel mio grembo:
il figlio della guerra e delle sue violenze.
La guerra non ha lasciato che ceneri e macerie
e l' amore ha raggiunto anche questi degradi.

MariaChiara Sabatino
Liceo Classico S. Nilo Rossano

 

 

 

E’ BUIO

E’ buio
c’è silenzio
il mondo sembra essersi fermato e
con esso la VITA.

E’ giorno, c’è ancora
Silenzio.

Ora ho capito
Deve essere passata la guerra,
in compagnia di sua sorella la:
MORTE.

SVEGLIARSI

A volte è tranquillizzante sentire
la voce della propria madre sussurrare:
“svegliati è tardi”.
Ci sentiamo sicuro che,
quello che abbiamo sognato
sia solo un incubo.
Ma fuori potremmo trovare una cruda verità:
la GUERRA.

Giovanna Francesca Cavaliere
IPSIA di Fuscaldo

 

 

 

FAIZA E LA VOGLIA DI RICOMINCIARE

A Baghdad d'autunno fa caldo, quel caldo che emana dalla terra bruciata dal sole orientale.Quell'anno non voleva saperne dell'inverno. In Italia il freddo gelido già ci costringe nei nostri paltò di cashmere. Penso ai miei colleghi del giornale, ed ho un attimo di nostalgia delle cose, della mia quotidiana normalità. È ormai nell'aria la notizia di un altro raid aereo, e siamo tutti molto nervosi qui al Palestine. La bomba intelligente cade proprio nel quartiere centrale della città, il più popoloso. L 'impatto è terribile: un grande boato e un odore acre. La sola cosa che riesci a fare in quei momenti è aspettare. Sono quelli i minuti più lunghi, i più interminabili. Vorresti nasconderti nell'angolo più remoto, più buio della terra, sperando di scomparire, di far dimenticare che esisti. Poi ti accorgi che sei vivo e devi reagire, allora raccogli le tue poche forze rimaste e ti metti a gridare in preda alla disperazione più totale. Sono già trascorsi tre giorni e Faiza è ritornata in quella che resta della sua casa e vaga tra le rovine, senza più lacrime; raccoglie l'orsacchiotto del suo bambino. Il ricordo del suo sorriso le permettono di sperare ancora. Inizia così a cercarlo in ogni angolo della città, negli ospedali, nei centri di raccolta. Ed è proprio in uno di questi centri, rifugio di molti sopravvissuti, che le nostre vite si incontrano. Io sempre in cerca di una storia che raccontasse l'orrore della guerra, e lei, lì, diversa dalle tante altre donne, ma dalla storia simile. Sarà stata la forza che trapelava dai suoi occhi, il suo viso dall'età non ben definibile, sebbene ancora giovane, ma già segnato dalle dure prove della vita, ancora oggi non saprei spiegare perché lei attirò così la mia attenzione. Ci volle poco per fare conoscenza. Il suo racconto è pacato, trasmette dolore e speranza insieme.
“Le cose sono cambiate da quando S.H. ha deciso di invadere il Kuwait. Poi venne la guerra e leprime bombe su Baghdad. Poi venne l'embargo.”Il suo racconto scorre velocemente tra le mie dita, e la mia Parker non smette di fissare in modo indelebile quei ricordi che sono così vivi e intensi.“Il mio popolo non ha mai avuto pace! Ma ora voglio trovare il mio piccolo Nashat, so che è vivo. Certe cose una madre le sente. E poi voglio ricominciare, per mio figlio e per tutte le donne, che, come me, non hanno potuto avere una vita normale, come da voi, in occidente.”I bombardamenti si susseguono giorno dopo giorno, alternandosi a momenti di quiete, quella quiete surreale che prelude a cose più terribili. Faiza non si dà per vinta, ora inizia a cercare tra le liste fotografiche dei deceduti, e quando non vede il suo volto è ancora per lei un giorno di vittoria, un motivo in più per non arrendersi. Io non l'ho mai persa di vista, ormai la sua storia è la mia storia. E' riuscita a raccogliere tante donne che come lei credono nella ricostruzione di una società migliore. E' il cinque dicembre quando Faiza visita l'ultimo ospedale funzionante di Baghdad. Inizia a cercare in ogni stanza, ma trova solo persone anziane e qualche soldato. Improvvisamente sente una voce familiare proveniente dal fondo del corridoio: “Mamma, mamma!”Quelle dei suoi occhi non sono semplici lacrime, ma lacrime di gioia, di speranza in un futuro migliore. Questa sera perfino il cielo di Baghdad sembra più amico, con le sue stelle di favola, da mille e una notte, ed io oggi mi sento più serena, come se quello stesso Cielo avesse deciso di fare pace con gli uomini.

                                                                                *Faiza: speranza


Anna Francesca Vattimo, Debora Picaro, Maria Francesca Cristofalo, Rita Costa, Caterina Gaudio, Maria Francesca De Rosis, Mara Montalto, Antonella Gaudio              (Liceo Scientifico V. Bachelet   Spezzano Albanese)

 

 

IL GRIDO E LA SPERANZA

N. Cappiello, V. Coscarelli, F. La Badessa, V. Lascala,
D.Briglio Nigro, V. Scofano, S. Vergara
IPSIA di Fuscaldo

 

 

 

L' ALBA DI UN SOGNO...

E ancora una volta un pretesto...
E poi il buio, un fucile, uno sparo, il terrore...
E ancora una volta pozze di sangue, tuoni di bombe ...
Echi di voci tremule...
Sorrisi spenti, sguardi spaventati...
Occhi incapaci anche di piangere...
Sono tracce di storia che ritornano
Note di paura che rimbombano...
Bambini costretti troppo presto a diventare uomini...
E poi la fiamma di un dolore che non riesce a spegnersi...
Il sorriso di un cuore che si vuole accendere...
Ed un bisogno d' amore che aleggia nel vento...
E poi finalmente l' alba, la luce, il sole...
Un sogno: la Pace...

Ilaria Scaramuzzi
Liceo Classico “G. da Fiore”
Torano Castello

L 'ULTIMO COLPO

Occhi tristi, lucidi di lacrime e cupi...
Troppo forse per un bimbo che solo pochi giorni prima
aveva tolto la prima rotella al suo triciclo.
Ora non c'è neanche più quello...
Così come tutti gli altri giochi, la casa,
la mamma, il papà.
Lì, rannicchiato in un angolo…
Oh! Troppe domande per una mente
così innocente... ingenua...
Dove sono tutti? Mamma?? ...Papà??!
Dov' è il mio triciclo ?
Oh! Troppe domande...
Lì, nell ' angolo, da ore aspetta
che qualcuno lo venga a prendere...
da ore aspetta che quei brutti colpi
cessino una volta per tutte…
da ore si nasconde dietro un telo sgualcito...
Lì, nell'ansia dell ' attesa...
...I' ultimo colpo.

Rossana Spadafora
Liceo Scientifico Rogliano


LA FORZA DELLA RECITAZIONE

Presa carta e penna, mi accingo subito a scrivere proprio perché è il cuore che me lo detta, infatti studio recitazione da diversi mesi e benché non sia che all’inizio del mio apprendimento e abbia pochissime esperienze, naturalmente sento dentro il forte bisogno che ha un artista di regalare intense e vive emozioni agli altri. Particolarmente su un palcoscenico teatrale il legame che unisce l’attore con il pubblico è diretto, pieno, per cui la gioia e la soddisfazione che nasce dal cuore per un attore si incentra nel costruire quel filo invisibile di sensazioni, sussulti e sentimenti che viaggiano su orizzonti paralleli. E allora sono qui per tutte le emozioni che si sono profondamente radicate nel mio animo quel giorno in cui da spettatrice ho “fruito” degli stati d’animo che l’artista ha sentito propri calandosi nel ruolo di una donna e della sua tragedia interiore durante la guerra.

Dolore struggente, sogni spezzati, fuggiti, dimenticati;
malinconia scolpita nelle membra, nel cuore, nella mente;
perdita di spazio, tempo, orizzonti;
fugace e quasi dimenticato ricordo di vita, di ogni cosa;
annullarsi improvviso di passato, presente, futuro…
tutto, tutto questo ho sentito dentro di me, nell’essenza di ogni lacrima che ho versato.
Ho avvertito il freddo brivido del silenzio che si anima di una forza lacerante che basta per spazzare via ogni capacità di amare, gioire ma anche di odiare, di soffrire lasciando il vuoto, come quel forte vento che fa volare via tutto lascando il gelido e paralizzato freddo invernale.

Chi più della donna che dà luce alla vita, che sente crescere dentro di sé la vita, che è primo motore di vita, può soffrire al veder spegnersi proprio quella vita a cui lei ha regalato il primo respiro, di veder spegnersi quella terra, quella natura che lei per prima ha fatto germogliare?
Questo è il terribile dramma della donna in guerra.
E poi… perdere il senso dei ricordi, delle orme lasciate, di tutto quello
che è rimasto in piedi sulle macerie, sul buio, sulla morte, sul nulla… la tristezza sta nel riconoscere che non stiamo parlando di esperienze recondite nelle piaghe di un passato remoto e ormai trascorso e finito, ma di una storia che va avanti dal passato e arriva al presente, una storia con radici profonde che non vuole morire:
LA STORIA ORRENDA DELLA GUERRA.
Speriamo, preghiamo che tutto ciò che vediamo, sentiamo abbia un fine ma poi c’è a chi ancora tutto questo non è bastato per dire “STOP ALLA GUERRA”.
Se finora tutto poteva sembrare più distante, più lontano da me, da quando ho assistito all’opera teatrale ed ho avuto modo di assorbire davvero sulla mia pelle, nel mio cuore lo stato d’animo della donna in guerra per quell’arco di tempo in cui la rappresentazione è durata, tutto è diventato più forte e definito dentro di me e mi è bastato quel poco per farmi odiare sempre più atrocemente la guerra e per farmi sperare e pregare sempre di più perché non sia più permesso al mondo di soffrire così brutalmente e …così INGIUSTAMENTE  

                                      Lorena Achiropita Graziano
 Liceo Classico “S. Nilo” Rossano


 

Incubo di guerra


P. Amoroso, M. Argento, G. F. Cavaliere
C. Perrone, F. Perrotta
IPSIA di Fuscaldo

LE SOFFERENZE CHE È IMPOSSIBILE DIMENTICARE ...

Ho solo 10 anni
perché questo assurdo conflitto vuole farmi diventare "grande" così in fretta?
Sono piccola... voglio ancora continuare a giocare con i miei compagni, era bello potersi rincorrere per il cortile della scuola.
Mi divertiva passeggiare con mio padre alla domenica gustando il buon gelato al pistacchio che rubavo dal bancone del bar dello zio, e poi la sera era ogni volta una festa potermi tuffare nel lettone dei miei e tutta rannicchiata dormire accanto a loro... ...ho bisogno di queste cose, non possono privarmene... Ho voglia di fare tanto nella mia vita;non voglio smettere di giocare e voler bene a causa di una guerra tanto ingiusta. Voglio vivere la mia età!
Voglio che tutto finisca,che per un attimo la macchina che muove il mondo si fermi per poi ripartire e cancellare dalla mia mente te troppe immagini alle quali ancora bambina ho dovuto assistere...
Erano queste le mie parole quando ancora troppo piccola ho conosciuto la violenza e l'oppressione, oggi a quasi 70 anni,dopo aver tanto taciuto e sofferto in silenzio è bene, forse anche doveroso,che io parli. Per molti anni ho evitato il confronto con l'inferno che ho vissuto...ho assistito, a troppi drammi, a troppa violenza. Ho visto persone che combattevano,montagne di rovine e corpi senza vita che diventavano palloni per far goal,uomini mandati al macello,che uccidevano con grande facilità come se si trattasse di cosa naturale. E poi ancora persone uccise a migliaia e a centinaia, senza processi o con processi sommari e nonostante ciò pareva la cosa più ovvia;ho visto campi di battaglia ricoperti,subito dopo gli scontri,di cadaveri di soldati; giacevano a migliaia. L' impressione è stata sempre delle più sconvolgenti, non trovo le parole per poterla meglio descrivere. Ho visto in alcuni combattimenti notturni il cielo illuminato a sprazzi dalle bombe, dalle cannonate, dai razzi, dagli aerei; ho visto l'effetto dei bombardamenti sulle città; ho visto in azione gas, cannoni e mitragliatrici ; e in tutte queste scene l'uomo appariva come un insetto,come una formica, sovrastato da qualcosa più grande di lui.
Forse si trattava della sua bestialità.
E 'impossibile spiegarvi le sensazioni provate di fronte ai campi di sterminio: l'uomo non esisteva più,né da una parte né dall'altra. Tutti però eravamo schiavi di un meccanismo che ci schiacciava e ci costringeva a compiere azioni che oggi ci inorridiscono. Anche in noi, infatti, vive. Quella bestia che, in alcune situazioni può scatenarsi: non siamo diversi da chi ci ha generato e in noi albergano istinti primordiali che l' educazione e la ragione comprimono ma che non riescono ad eliminare.
Se si presenta l'occasione essi si scatenano. Sta a noi evitarlo. La mia non è chiaramente una giustificazione alla guerra, ma l'ho vissuta, so cosa significa assistere alla furia dell'uomo senza poterla impedire. Nei conflitti infatti l’uomo arriva a sfogare i suoi peggiori istinti, perde la coscienza del rapporto tra il bene e il male, non si rende più conto di quello che sta facendo e può così compiere delitti che poi, passata la follia delta guerra;gli sembra impossibile di aver commesso. L'uomo vive la guerra come un vero e forte istinto, ereditato da una dura storia di lotte per la sua affermazione" in un mondo ostile che nasconde troppi pericoli;si spiega         così  l' esistenza di questo istinto che, per quanto represso,esplode in occasione della guerra. Molte volte ormai, nel corso della mia esistenza, da quando l'incubo era terminato, ho desiderato la morte; una morte che mi avrebbe impedito il ricordo e la sofferenza per ferite inflittemi molti anni addietro e purtroppo ancora presenti. Per tanto tempo, stupidamente, mi sono vergognata per quello che avevo affrontato, dandomi la colpa di tutto e, naturalmente, anche quella di essere venuta al mondo; solo con il passare degli anni, maturando, ho capito... Nella guerra tutto ciò che l'uomo ha predicato e costruito sembra perdere il suo significato: egli torna ad essere l’animale che uccide per non essere ucciso. Il suo senso di umanità viene travolto; uccidere non è più un delitto ma la conseguenza di uno stato di necessità. Così si spiegano molte cose: i bombardamenti, gli stermini, i campi di concentramento, le armi più spaventose. Perciò diviene assolutamente necessario evitare il ricorso alla guerra. Non bisogna dimenticare... La mia vita è stata segnata da troppa violenza. .. molta sofferenza però dipende anche dalle mie scelte. ..ora sono sola , la paura mi ha impedito di crearmi una famiglia, temevo che anche i miei figli avrebbero dovuto sopportare e vedere grandi crudeltà. ...non me lo sarei mai perdonata. Oggi, però, ho bisogno di affetto per poter finalmente cercare di vincere il mio conflitto interiore; sono sicura, ci riuscirò!!

Valentina Petrelli
Liceo Scientifico “G. da Fiore”
Torano Castello


NON HO PAURA

Non ho paura di morire
adesso che spesso confondo il battito del mio cuore,
con spari, bombe e suppellettili.
A volte non capisco chi tra noi
abbia il ritmo più frenetico. ..
So solo che non è una gara
e non ci sarà alcuna coppa per il vincitore.
Forse la morte mi salverà da quest'angoscia...
Non ho paura di una pallottola
che mi si conficchi in petto con una forza tale
da uscirne o da rimanerci dentro
come simbolo di una piccola vittoria.
Non ho paura neanche di sgretolarmi incandescente
in aria nello scoppio di una bomba a mano.
Ormai non ho più paura di niente. ..
Tranne che di continuare a vivere
in questo tremendo orrore...


Rossana Spadafora
Liceo Scientifico Rogliano

TRANQUILLITÀ NEGATA

Nuovi bagliori
luci improvvise
squarciano le tenebre
urla pianti e lamenti
riecheggiano nella notte
rumori assordanti
seminano spavento
uomini donne bambini
corrono curvi in cerca
di un riparo sicuro
mentre calpestano
brandelli mollicci
di carne umana
nei loro occhi
regna il terrore
Nei loro cuori
la tensione
sopraffatta dalla speranza
Nel silenzio
nel tepore della mia casa
chiudo gli occhi
ancora una volta
la guerra è scoppiata
a primavera non ci sarà più
per chi camminerà tra le macerie

Francesca Magno
Liceo Polifunzionale
Lucrezia della Valle
Cosenza

NON SO COSA…

Non so cosa avrei dato per ché i lampi di luce
che solcavano il cielo non fossero bombe,
ma stelle cadenti.

Non so cosa avrei dato perché
le macchie scarlatte sul prato
non fossero di sangue, ma papaveri rossi.
Intorno a me vite spezzate, gole squarciate
E brandelli di corpi appartenuti
a chi quella guerra non l’aveva voluta,
non l’aveva cercata,
ma solo subita.

Non so cosa avrei dato perché quelle grida
non fossero state di dolore e di morte.


Eppure la morte era lì,
col suo velo nero,
e copriva i bimbi innocenti,
i loro affetti, i loro sogni, i loro giochi, le case.

Non so cosa avrei dato perché questo
non fosse mai stato un incubo,
pesante come un macigno,
che scandiva i ritmi dell’esistenza,
ma un sogno,
di cui liberarsi al risveglio.


Daniela Salvino
Liceo Scientifico Rogliano

 

OSCURITÀ IMPOSTA

Un profondo oscuro mondo
Dove non penetra alcun bagliore
L 'amore schiacciato dall'odio
Da una distruzione senza fine
Occhi spalancati
Bocche innocenti serrate
Private del sorriso
Braccia stanche di operare
Cuori abbandonati alla mala sorte
Verso la quale sono destinati
Sospiri smorzati dal pianto
Respiri intensi e profondi
E l' interminabile attesa
Di veder splendere
Ancora una volta il sole

Francesca Magno
Liceo Polifunzionale Lucrezia della Valle
Cosenza




TERRORE

L’agitazione profonda
Un profondo oscuro mondo
Un mondo senza pace
La pace sopraffatta dalla guerra
La guerra fra cuore e mente
La mente dei folli
La follia dei pensieri
Pensieri offuscati
Da una paura immensa
Che fa scorrere sangue
Con lo stesso impeto
Di un fiume

 


Francesca Magno
Liceo Polifunzionale Lucrezia della Valle
Cosenza

PENSIERI SPARSI

LA REGINA GUERRA.

In filosofia si dice che la guerra
sia la regina di tutte le cose!
Nella vita reale è la regina della morte,
è il sinonimo di distruzione,
di egoismo fra i popoli, di odio.
Nasce per la smania di potere
e, alla fine, non si sa chi sia il vincitore,
perché coloro che si sono battuti
periscono insieme sul campo di battaglia
e li accomuna una sola cosa:
l'abbraccio della morte! ! ! !

UN ALTRO MONDO.

A volte ci si rifugia in un mondo
dove non esiste la sofferenza.
Questo mondo non è accessibile a tutti,
perché coloro che vivono nei paesi
dove la guerra è una realtà quotidiana,
non sanno cosa sia la serenità, la pace…
Questo mondo esiste solo per quelli
che credono di poterlo salvare
dalla ferita mortale del desiderio di potere.


Enrica Marrelli
Liceo Polifunzionale Statale
Lucrezia della Valle
Cosenza

 

LA GUERRA...

La guerra non è bella:
porta distruzione
porta uccisione,
ma non conclude niente;
si vedono morti da ogni parte,
c' è solo morte !

La guerra è. ..
La guerra è come il volto doloroso di una madre,
è come un vulcano che erutta
e non si preoccupa di niente
dopo che ha solo ottenuto macerie e vite perse.
La crudeltà di coloro che amano la guerra
Ha invaso tutta la Terra!

La guerra. ..
La guerra si colora
di rosso come il sangue di coloro che sono morti,
di verde come le tute dei militari,
ma il colore che prevale
è il grigio del fumo delle armi da fuoco
che copre tutto il resto. ..



Ida Spadafora
Liceo Polifunzionale Statale
Lucrezia della Valle Cosenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TO FLY

T o freely fly,
light in the sky ,
all people
as nice eagles,
We must break a car
that is calIed war .

Andrea Perri
Liceo Scientifico “A. Guarasci” Rogliano

INCUBI DI GUERRA

Incubi di guerra….
Speranze che bruciano negli occhi
d vittime innocenti….

Progetti che crollano per dare vita a
fondamenta sempre
più deboli…..

….In questo mondo ancora così lontano da ogni nostra aspettativa
     servirebbero più certezze:
     affinché simili tragedie già vissute possano non accadere mai più…

Italia Aiello
Liceo Ginnasio Statale
S. Demetrio Corona

Le farfalle della pace

E. Caputo, F. Colonese, D. Metallo
F. Metallo, M. F. Scrivano
IPSIA di Fuscaldo


UNA MATTINA LA GUERRA

Una mattina mi sono svegliata
e il mondo era diventato il doppio.
Subito si sono scatenate mille guerre
perché ognuno ingenuo pensava a reclamare le nuove terre.

Mi sono svegliata una mattina
e il mondo era diventato un cubo.
Subito si sono scatenate mille guerre
per conquistare gli spigoli e avere più panorama.

Mi sono svegliata una mattina
e il mondo era rimpicciolito della metà.
Subito si sono scatenate mille guerre
perché ognuno voleva la stessa terra di prima.
Mi sono svegliata una mattina
e il mondo era diventato un disco.
Subito si sono scatenate mille guerre per ingiustizie.

Mi sono svegliata la quinta mattina
e il mondo era diventato un cono.
Subito si è scatenata la guerra totale
per vedere quante bombe scoppiano
e quante lacrime di quella gente
che piange i propri figli, i propri mariti, i propri padri.

Forse il mondo così come me non può essere mai contento di sé
ed è così che chiediamo che ci sia un po’ di pace nel mondo.

Marianna Bianco
IPSIA di Fuscaldo

WHAT CAN...?

What can ...
A black flower without sun,
A dark butterfly without wings,
A sad tree without leaves,
A dirty beach without sea,
….give humanity?
An unstained world without peace!
What can...
A beautiful smile with shining eyes,
A glad child jumping in the park,
A lovely little cat playing with a dog,
A stained bird singing all the day…
...give humanity?
A bright world without war!
Maybe, if we. really want,
Together...
We can repeat the word "PEACE"
So it can become true...
And the unstained world could be a bright world!

Enrica Aiello
Liceo Scientifico “A. Guarasci” Rogliano